Questa volta ho tentato di ritardare la scrittura di questo post volontariamente. Sì, il tempo l'ho avuto. La voglia no. La voglia di sedermi ed affrontare il fatto che tra meno di due settimane sarò nuovamente in Italia. Questo post sarà pieno di contenuti adulti, vi avverto subito. Ho troppe cose da dire che non possono essere modificate per la vostra sanità mentale.
Giovedì scorso è stato l'ultimo giorno di scuola. Ho firmato annuari (Dio, se qui non è una cosa pazzesca: altro che la firma sulle foto di classe, qui papiri per tutti!), ho partecipato a cacce al tesoro per gli studenti dell'ultimo anno, ho giocato a carte con la mia classe di Giornalismo, ho completato il mio ultimo compito di matematica, e ho preso una A in tutte le classi. Quando lasci l'Italia lo sai che rivedrai i tuoi amici tra un anno, la tua famiglia è sempre lì ad aspettarti, e anche quelle versioni di greco anelano a vederti di nuovo. E diciamocelo, l'Italia non è che cambi così tanto in un anno. E Berlusconi è un po' come il Papa: non muore mai. Giovedì ho dovuto salutare persone con cui in questi 10 mesi ho spartito di tutto e di più. Ho detto loro "Arrivederci", perchè a chi cazzo va di dire "Addio"? Eppure so che non li rivedrò mai più. Loro andranno al college chissà dove e io me ne tornerò nel mio paesello di Città Laggiù.
Martedì mi sono diplomata. Tipo ufficialmente. Diplomata da Irvington High School, in Fremont, California. Con tanto di toga e cappello bianchi, il sole che mi batteva in fronte, e gli alberi di palme all'orizzonte. Cazzo, mi sono diplomata. Ho vissuto un anno in California, e mi sono diplomata con la MIA classe. Con i miei amici. Perchè è questo che succede quando spendi un anno in California. Combatti per farti una reputazione, un nome, per trovare qualcuno che continui a spiegarti dov'è il bagno, nonostante non te lo ricorderai comunque mai. Ti fai una famiglia vera, vai a fare shopping con la tua migliore amica, e anche i ragazzi qui sono veri (e americani).
E adesso quando vado su Yahoo Answer e digito "anno usa afs" trovo le domande di ragazzi che stanno per partire ad Agosto, le stesse domande che avevo io un anno fa, alle quali non ho mai trovato risposte su Google. Quello che vorrei scrivere loro sono consigli su come rendere questo momento meno doloroso: "Non affezionarti alla gente!", "Non adorare con tutta te stessa il tuo fratellino ospitante che rischi di non rivedere mai più!", "Fai l'asociale e tenta di non farti tanti amici, altrimenti saranno troppi quelli da salutare!".
Eppure sarebbero tutte bugie. Tutte cazzate, e scusate il francesismo. La verità è che non c'è un modo per rendere tutto questo meno doloroso. La verità è che un anno ti cambia la vita. Un anno ti cambia da capo a piedi. Ti rende la persona che non sei mai stata, ma che avresti sempre voluto essere. Inizi a metterti vestiti corti, a volte addirittura rosa, con tacchi a spillo e capelli tirati. Scali montagne con i tuoi amici e poi fai stupidaggini in una casa gonfiabile. Mangi di tutto e di più e ti innamori del cibo messicano (cazzo, quanto mi mancherà Chipotle). La verità è che l'unico consiglio che puoi dare ai ragazzi che stanno per partire è "Vivitelo." Perchè è un anno, e non torna più. Perchè sono solo 10 mesi, e se ci pensi adesso, che ancora non hai neanche comprato la valigia per partire, 10 mesi ti sembrano un'eternità. E poi ti ritrovi il 16 giugno, a pensare che 10 mesi volano più veloce della luce. E un altro consiglio: quella valigia non la riempire troppo, perchè non hai idea di quante cose accumulerai in 10 mesi.
Ma non voglio piangere o essere triste. Perchè, cacchio, mancano soli 9 giorni a quel volo solitario verso un altro continente, e io me li voglio vivere più che posso. Voglio che i miei amici mi ricordino come Francesca-con-il-sorriso-stampato-in-faccia, e io voglio ricordarli felici, sorridenti, sereni. Voglio prendere questi 9 giorni e viverli con tanta intensità, e renderli una degna conclusione ai 307 giorni già passati.
In fondo perchè dovrei piangere? Questo anno mi ha dato così tanto che non posso fare altro che sorridere. Questo anno mi ha dato il mio accento californiano, la mia abbronzatura da coda per la giostra a Disneyland, i miei capelli più lunghi del solito, le mie "creepy pictures" con un finto vestito nero che ora sono nel wallet di tutti i miei amici, i miei vestiti luccicosi dei balli, le unghie così finte che Moira Orfei gli ci fa un baffo, una graduation come nei film, un armadietto (915 sempre nel cuore) che è rimasto vuoto fino all'ultimo istante, e troppe altre cose. Questo anno mi ha dato la forza di crescere e di essere felice.
Adesso non vedo l'ora di restare incantata sul mio balcone a guardare il traffico di Piazza Marconi, di non riuscire a dormire per colpa dei clacson sotto il mio letto (cosa sono i clacson? non lo so più!), di guardare strano la gente quando si saluta con due baci sulle guance invece che con un caloroso abbraccio, di mangiare fiori di zucca e melanzane ripiene invece che hamburger e patatine fritte, di camminare sullo stradone alle due di notte con ancora un bordello di gente in giro, di farmi un bel bicchiere di Vodka e Cola senza dover mostrare di avere 21 anni, di leccarmi un gelato vero da Campanella (di quelli da 3 Euri però, per rifarmi di tutti questi mesi senza), di andare in giro con le Gnagne nella nostra Gipippa rossa e con nostro Tiziano Ferro a palla, di giocare alla Wii col mio fratellonzo e i suoi amici pazzi.
Sì, mi sei mancata Italia. E sì, avevo bisogno di andarmene via un anno per capire quanto ti amo. Ma una parte dei mio cuore sarà sempre qui nel Golden State.
I left my heart in San Francisco.
Scusate se il video nell'ultimo post non "suona", ma il computer è pazzo. Comunque i miei compagni mi stavano cantando tanti auguri, perchè loro sono just cool like that.